Trattato della lontananza

 

 

regia e coreografia (direction and choreography) Emanuele Sciannamea | con (with) Pieradolfo Ciulli, Roberta De Rosa, Stefano Roveda | costumi e scene
(costumes and scenes) Zerogrammi | produzione (production) Zerogrammi | coproduzione (coproduction) Fondazione Teatro Piemonte Europa,
Festival TEATRO A CORTE, Festival Oerol | con il sostegno di (with the support of) Regione Piemonte, MIBACT.

C’est d’une incroyable beauté tant les mouvements sont légers et fluides en même temps que d’une précision extrême. Ce n’est pas vraiment une histoire qui nous
est racontée, pas de début ni de fin. Mais des gestes de la vie quotidienne qui apparaissent soudain comme éminemment poétiques pour se trouver peu à peu
entraînés dans une folie burlesque, avec parfois un cri ou un rire qui s’exacerbe jusqu’à devenir dérangeant. Le public est saisi, émerveillé, complètement sous le
charme de ces trois êtres magnifiques aux gestes aériens. (N. Bourbon, Reg Arts)

L’orizzonte è la linea della lontananza. È la lontananza che si rappresenta, si fa presenza, restando lontananza. È la lontananza che si mostra nella forma del confine. Linea dove il visibile
tocca l’invisibile. Il visibile appare come raggiungibile, l’invisibile è l’irraggiungibile: con l’uno e con l’altro ha un legame l’altrove. (Antonio Prete | Trattato della lontananza, 2008)
Il Trattato della Lontananza, creazione per tre danzatori, è una storia di attraversamenti di soglie, di confini, di distanze. Qui il lontano si fa linea di frontiera
e luogo cui appartengono la solitudine e la difficoltà di incontrare e comprendere l’altro. Oggi la lontananza non è più lontana ma prossima, transitabile,
persino domestica. Il Trattato della Lontananza, luogo di una geografia interiore, è il tentativo maldestro, goffo e superficiale di cercare l’altro, di attirare la
sua attenzione, per non sentirsi smarriti e isolati, perché dell’altro c’è un bisogno primordiale. Ma incontrarsi davvero è complicato, come lo è pensare
all’altro come a un approdo, a un salvatore, a qualcuno che ci accoglie senza riserva alcuna. I continui incontri e scontri tra gli interpreti, rendono evidente
l’incapacità, dettata da orgoglio, paura e insicurezza, di offrirci all’altro con lealtà; il rischio è di risultare una brutta copia di se stessi. Condividiamo una casa,
un letto, i figli, il lavoro, i mezzi pubblici, i tavolini al ristorante, le spiagge affollate, gli uffici… siamo così vicini, eppure così lontani. (E. Sciannamea)